Franco Battiato è stato capace come pochissimi altri artisti di trasportare le menti “lontano dai luoghi ordinari, trascinarle in voli imprevedibili e ascese velocissime attraverso mondi esotici ed esoterici”. Se da un lato è indubbio che alla base del suo atto creativo si trovino molti elementi della cultura alta (la musica contemporanea di Karl Heinz Stockhausen, il romanticismo ottocentesco di Chopin e Strauss, il cinema muto, le danze tradizionali, la videoarte, l’immersione in universi filosofici e spirituali che portano per mano sino all’estremo oriente), è dall’altro indiscutibile la capacità che ha avuto di cogliere con le sue composizioni il gusto largo della gente comune. Raro trovare persone che non abbiano danzato scatenate in discoteca le metriche spesso pulsanti di Battiato, o che non abbiano dedicato alle persone amate le sue poesie in musica, parole delicate come sculture di cristallo, sussurrate perché i sentimenti più profondi non si infrangano, mestiere dei grandi chansonnier.
Con un documentario che deve correre sui molti binari paralleli ma convergenti delle sue urgenze artistiche, espresse in vari settori, che lo pongono tra i grandi della storia al fianco di Pier Paolo Pasolini, Ennio Morricone, Bill Viola e Van
Gogh, racconteremo i quasi sessant’anni di vita artistica di Franco Battiato. La sua scoperta da parte di Giorgio Gaber, la ritrosia ad adagiarsi sugli allori dei primi successi e puntare sulla continua ricerca, il boom delle hit prime in classifica, la sua funzione di personaggio pubblico che sempre si è posto come esempio per renderci attraverso la sua arte persone migliori, più intelligenti di come eravamo prima di averlo ballato o ascoltato parlare. Raccontando Battiato, il suo radicamento nella Sicilia delle origini, tracciando un percorso tra le sue melodie, vogliamo con questo documentario anche raccontare la storia dell’Italia del dopoguerra, la rivalsa dell’adolescente che trova il coraggio di lasciare il proprio paese per andare a cercare fortuna in una Milano del boom economico, che era per il giovinetto del sud altro da sé, altro da tutto. Senza una lira in tasca, armato di fede e onestà, Franco vince la sua sfida ma non dimentica mai il percorso fatto, si pone per tutta la sua vita con metodo socratico al centro del dibattito per funzionare da exempla in una società che lo diverte, che ama ma alla quale non concede sconti. Con la storia di Battiato dobbiamo raccontare quella di un Paese, l’Italia, ricco di valori, innervato di mille straordinarie contraddizioni che possono solo nutrire se, come ha fatto Battiato, si è in grado di dialogare mettendoli sullo stesso piano con Stockhausen e Pippo Baudo e quindi con ognuno di noi, esercitando con pazienza l’arte sopraffina del candore umano e dell’integrità.